“Io sono unico”: quando il rap diventa voce, identità e riscatto

Io sono unico su YouTube

ROVIGO – Gianni, Mattia, Eugenia, Chiara, Marco, Linda, Matteo, Emanuele, Alice. Nomi semplici, comuni. Ma dietro ciascuno di loro c’è una storia che chiede di essere ascoltata, riconosciuta, rispettata. Sono loro i protagonisti di “Io sono unico”, un videoclip rap che non è solo musica, ma dichiarazione di identità, atto di coraggio, spazio di libertà. Un progetto che ha scelto il linguaggio diretto del rap per abbattere stereotipi, restituire dignità e accendere i riflettori su ciò che troppo spesso resta ai margini: la voce dei ragazzi con disabilità.

Il brano, disponibile su YouTube, nasce all’interno del progetto Occupabilità, promosso dalla cooperativa Uguali Diversamente e dalla Polisportiva CSI, in coprogettazione con l’Unità Operativa Disabilità dell’Ulss 5, con il supporto del Comune di Rovigo. Ma ridurre tutto a un elenco di enti sarebbe ingiusto. Perché “Io sono unico” è prima di tutto un’esperienza umana, collettiva, profondamente trasformativa.
Il cuore del progetto è stato un laboratorio di scrittura creativa, uno spazio protetto ma autentico, in cui i ragazzi hanno potuto mettersi in gioco, sperimentare, sbagliare, riprovare. Un luogo dove le parole hanno smesso di essere difficili e sono diventate alleate. A guidarli in questo percorso c’è stato Prhome, rapper rodigino, che non ha imposto uno stile, ma ha accompagnato i ragazzi verso la loro verità.

Il rap, del resto, nasce proprio così: come voce di chi non ne ha, come urgenza di raccontarsi, come grido identitario. E in “Io sono unico” questa radice emerge con forza. Le rime non cercano la perfezione tecnica, ma l’autenticità. Ogni verso è una presa di posizione: io esisto, io valgo, io sono unico. Un messaggio potente, soprattutto in una società che spesso definisce le persone con disabilità attraverso ciò che “manca”, anziché per ciò che sono.

L’anteprima del videoclip è stata presentata alla Casa delle associazioni di via Alfieri, in un clima di partecipazione e orgoglio condiviso. A raccontare il percorso sono stati il presidente della cooperativa Paolo Bertante e le educatrici Glenda IncaoMaria Gloria Visentin e Maria Vittoria Dainese, educatrice sportiva. Professioniste che conoscono bene il valore del lavoro educativo quando diventa relazione, fiducia, continuità.

Soddisfazione è stata espressa anche da Laura Farinella, dell’Unità Disabilità, e da Marcello Mazzo, direttore dei Servizi sociali dell’Ulss 5. Le loro parole hanno sottolineato un aspetto centrale: la forza della rete territoriale. «Tra i percorsi proposti dalla Regione – hanno spiegato – si è sperimentato un nuovo modo di lavorare, costruendo una collaborazione che ha permesso di crescere insieme e di realizzare progetti capaci di rispondere a bisogni diversi». Una dichiarazione che va oltre il singolo videoclip e apre una riflessione più ampia sul futuro dei servizi e dell’inclusione.
Un riconoscimento importante è arrivato anche dal sindaco Valeria Cittadin, che ha definito il progetto «un’azione importantissima per la comunità, capace di attivare i ragazzi in una dimensione umana che prevale su tutto». Parole che colgono il senso profondo dell’iniziativa: non l’assistenzialismo, ma la partecipazione. Non la pietà, ma il protagonismo.

Prhome, entrando nel merito artistico, ha spiegato con semplicità ciò che spesso dimentichiamo: «Il rap è nato per dare voce alle persone attraverso la musica. Non richiede perfezione, ma autenticità». Ed è proprio questa autenticità ad aver fatto scattare la “magia”. «È stato facile – ha aggiunto – perché ho trovato persone che si sono aperte». In quel gesto di apertura c’è tutto: fiducia, coraggio, desiderio di essere visti per ciò che si è.

La registrazione del videoclip è avvenuta nei locali della Casa delle associazioni, con il supporto tecnico del fonico Hezell e la regia di Jesus. Un lavoro corale, attento, rispettoso dei tempi e delle sensibilità dei ragazzi. Il progetto ha ricevuto anche il sostegno di Fabio Destro di Radio Kappa, che ha aperto i microfoni dello studio per una diretta con i protagonisti, regalando loro un’ulteriore occasione di visibilità e confronto.
E il percorso non si ferma qui. Per Prhome, al secolo Paolo Grego, si profila già un nuovo lavoro con gli studenti dell’indirizzo Servizi per la sanità e l’assistenza sociale dell’istituto tecnico professionale De Amicis, segno che quando un progetto funziona genera altri semi, altre possibilità.

“Io sono unico” non è solo un titolo. È una frase che andrebbe insegnata a memoria, ripetuta, interiorizzata. È un messaggio che parla a tutti: ai ragazzi che l’hanno cantata, alle famiglie che li accompagnano, alle istituzioni che li sostengono, a una società che ha ancora molto da imparare sull’inclusione vera. Perché essere unici non è un limite. È la nostra più grande forza.



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