Avellino: il Centro per l’autismo è una promessa mantenuta alle famiglie

Non una conferenza stampa qualunque, ma un messaggio chiaro fin dal primo giorno di governo: l’autismo e le attese di centinaia di famiglie di Avellino entrano al centro dell’agenda regionale.

Roberto Fico

Dietro le parole “Centro per l’autismo di Avellino” non c’è solo un edificio. C’è una storia lunga venticinque anni fatta di speranze accese e spente, di finanziamenti annunciati e mai sufficienti, di genitori costretti a spostarsi, a bussare a porte lontane, a sentirsi spesso soli. Venticinque anni sono un’eternità nella vita di un bambino, e un tempo infinito per chi ogni giorno combatte per garantire al proprio figlio cure, dignità, futuro.


È da qui che parte il significato dello sblocco dei 150 mila euro annunciato dal presidente Fico. Una cifra che, letta freddamente, potrebbe sembrare marginale rispetto ai milioni già investiti nel corso degli anni. Ma che, per le famiglie, rappresenta l’ultimo gradino prima dell’apertura. L’ultimo ostacolo prima di poter dire: “Finalmente”.

La richiesta di intervento è arrivata dal Comune di Avellino, attraverso la commissaria prefettizia, che ha raccontato senza giri di parole quanto fosse concreto il rischio di un nuovo rinvio. Il Comune, in condizioni finanziarie difficili, non riusciva a coprire l’ultimo tratto di strada. Senza quell’atto amministrativo, senza quella determina, tutto si sarebbe potuto fermare ancora una volta. E con esso, l’attesa di tante famiglie.

La risposta della Regione è arrivata in tempi rapidi. Roberto Fico ha spiegato di aver attivato immediatamente gli uffici e la Direzione generale degli Affari sociali, sbloccando le risorse necessarie. Un passaggio tecnico, certo. Ma anche un segnale politico chiaro: partire dai più fragili, da chi non può più aspettare.


Non è un caso che il governatore abbia scelto proprio l’autismo come primo tema pubblico del suo mandato. «È quello che avevamo detto in campagna elettorale», ha ricordato. E oggi, quelle parole diventano azione amministrativa. Perché per un genitore di un bambino autistico le promesse contano poco se non si traducono in servizi reali, accessibili, vicini.

Il Centro per l’autismo di Avellino, una volta completato, non sarà solo un luogo di cura. Sarà, nelle intenzioni dichiarate, un punto di riferimento stabile per l’intera provincia. La sua forza sta soprattutto nella presa in carico precoce: bambini da 0 a 3 anni seguiti direttamente dall’ASL, con operatori pubblici – neuropsichiatri, psicologi, logopedisti, neuropsicomotricisti – che accompagneranno le famiglie fin dai primi passi dopo la diagnosi.

Chi vive l’autismo in casa sa quanto questo aspetto sia cruciale. I primi anni sono quelli in cui si gioca una parte fondamentale del futuro di un bambino. Sono gli anni delle domande, della paura, del senso di smarrimento. Sapere di non essere soli, di avere un servizio pubblico che prende per mano il proprio figlio e l’intera famiglia, fa la differenza tra sentirsi abbandonati e sentirsi sostenuti.

La direttrice dell’ASL di Avellino ha parlato con chiarezza: oggi in provincia sono circa 840 le persone con disturbo dello spettro autistico seguite dai servizi. Più della metà è già presa in carico dall’ASL attraverso diversi percorsi. Con il nuovo Centro, l’obiettivo è aumentare di almeno un terzo le prese in carico dirette e, soprattutto, intercettare prima le nuove diagnosi. Perché intervenire tardi significa spesso rincorrere difficoltà che si sarebbero potute affrontare diversamente.

Accanto ai bambini, il Centro guarderà anche agli adolescenti e ai giovani adulti, attraverso servizi semiresidenziali e percorsi pensati per la vita quotidiana: la scuola, la comunità, le relazioni. Non solo terapie, ma presenza nei contesti di vita reali. E non solo interventi sul singolo, ma anche parent training e sostegno alle famiglie. Perché l’autismo non riguarda mai una persona sola: coinvolge genitori, fratelli, nonni, interi equilibri familiari.

Durante la conferenza stampa è emersa con forza anche un’altra parola chiave: dignità. Dignità per un territorio che per troppo tempo ha visto quest’opera incompiuta diventare il simbolo di ciò che non funziona. Dignità per famiglie che, in ogni incontro pubblico, hanno ricordato alle istituzioni che quel centro non era un favore, ma un diritto.
Il presidente Fico non ha voluto entrare nel merito delle responsabilità del passato. Venticinque anni di ritardi sono difficili da ricostruire e da spiegare. Ma il messaggio lanciato è netto: guardare avanti e fare in modo che una storia simile non si ripeta più. “Mai più 25 anni per un centro per l’autismo”, è l’impegno che riecheggia come una promessa solenne.

Ora i prossimi passi sono concreti e ravvicinati. In questi giorni verrà affidato l’ultimo intervento alla ditta incaricata, con l’obiettivo di consegnare la struttura all’ASL nei primi mesi dell’anno. Per le famiglie, questo significa vedere finalmente una data all’orizzonte, non più solo parole.

Il Centro per l’autismo di Avellino non cancellerà le fatiche di chi ha aspettato troppo a lungo. Ma può rappresentare un nuovo inizio. Un luogo dove la diagnosi non sia una condanna, ma l’inizio di un percorso accompagnato. Dove le istituzioni dimostrino, con i fatti, di saper stare accanto ai più fragili.

E forse è proprio questo il senso più profondo di questa prima conferenza stampa: ricordare che la politica, quando funziona, non è distante. È fatta di scelte che entrano nelle case, nelle storie, nella vita quotidiana di chi ogni giorno combatte, in silenzio, per il futuro dei propri figli.

Salvatore Cocchio

Giornalista pubblicista. Scrive di giornalismo sociale, disabilità e diritti dei bambini fragili.

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